Mercato del lavoro: globale o locale?

nadia 19/05/2015 Blog

Maglione verde

Con buona pace del sociologo Marshall McLuhan, il villaggio globale non esiste. O almeno non più di quanto esista il suo ossimoro opposto: il globo locale. A dimostrarcelo una volta per tutte è il mercato del lavoro, lo spazio che forse più di tutti avrebbe dovuto esserne la naturale espressione, amplificando a sua volta la vicinanza tra tutti gli angoli del mondo resa possibile da tecnologie della comunicazione sempre più potenti.

E invece no: nell’era della banda larga e della fibra ottica, dei social network e dell’interconnessione 24 ore su 24 le persone continuano a cercare lavoro nella provincia di residenza, mantenendo sempre un occhio aperto sul proprio quartiere. Non fanno eccezione neppure i giovani, le generazioni che per anagrafe e mentalità dovrebbero essere tendenzialmente più propense a un trasferimento legato a un nuovo lavoro. A discapito di quanto sostiene infatti il Rapporto giovani 2015 sul tema “Mobilità per studio e lavoro”, secondo il quale l’83,4% delle persone tra i 18 e i 32 anni si dichiara disposto a cambiare città stabilmente per trovare migliori possibilità di lavoro, i comportamenti concreti sono ben diversi. Come recita il noto proverbio, tra il dire e il fare…

 

La propria città resta di gran lunga il luogo preferito in cui tirarsi su le maniche e darsi da fare, sia che si debba timbrare il cartellino per una nuova giornata in ufficio sia che occorra andare a fare le pratiche in Comune per l’avvio di una nuova attività. Globali sì, ma a casa nostra, per continuare a coltivare relazioni importanti, mantenere forte il legame con le proprie radici e – perché no – contribuire alla crescita di un posto da cui si è ricevuto tanto. Non fanno eccezione d’altra parte le aziende, che nella stragrande maggioranza dei casi preferiscono, quando addirittura non la indicano esplicitamente come requisito indispensabile, la residenza del lavoratore nei pressi della sede lavorativa.

 

Fatta eccezione per alcune professioni ad alta o altissima specializzazione, più del 90% del mercato del lavoro di una città media italiana continua a essere un mercato locale: aziende e buoi dei paesi tuoi. C’è chi la chiama glocalizzazione: viaggiano i dati, le idee e i servizi, mentre le persone riscoprono nuove opportunità di lavoro a pochi chilometri da casa.