Coronavirus: Commercio modenese in crisi, un imprenditore su due pronto a chiudere

Monica Montanari 08/04/2020 Blog

Commercio modenese in crisi

Il sondaggio realizzato dall’ufficio studi di Confcommercio evidenzia una forte crisi del commercio modenese a causa dell’emergenza coronavirus.

Un imprenditore su due “pronto a chiudere” se l’emergenza dovesse durare a lungo. Attività sospesa in quasi l’80% dei casi, il 60% degli intervistati ha azzerato il fatturato. Il servizio a domicilio si effettua in meno del 20% dei casi. Calo del fatturato di oltre l’80% registrato dalla gran parte delle attività. E ancora “emergenze” come la liquidità finanziaria, il pagamento dei fornitori e delle tasse. Nella metà dei casi si ricorre agli ammortizzatori sociali, mentre i due terzi dei casi ricorrono all’assegno dei 600 euro.

È questo il quadro che emerge sul commercio modenese grazie ad un sondaggio dell’ufficio studi di Confcommercio. Lo studio si concentra su un campione di quasi 300 imprese associate, rappresentativo di tutti i settori del terziario. Sono quindi compresi commercio, turismo, ristorazione, intermediazione immobiliare, servizi alle imprese, oltre che del mondo delle botteghe artigiane. Si tratta di imprese che occupano un addetto nel 29,1% dei casi, da due a cinque addetti nel 42,7%, da sei a 10 addetti nel 12,7%, da 11 a 15 addetti nell’8,6%, oltre 16 nel 6,9%.

Per chi ha per ora fatto ricorso alla moratoria su mutui e prestiti, nel 48,7% dei casi la banca ha applicato la sospensione, nel 25,6% “ha preso tempo senza dare spiegazione” e nel 15,7% ha espresso “dubbi sul possibile uso della misura”. Un 10% degli intervistati non ha dato risposta.

Un quadro che preoccupa.

“L’indagine ci consegna un quadro preoccupante.” Afferma Tommaso Leone, presidente provinciale di Confcommercio. “La fotografia indica in modo chiaro a quali conseguenze potremmo andare incontro non solo se l’emergenza perdurasse, ma anche qualora non dovessero essere adottate misure straordinarie, a livello nazionale, di ristoro parziale dei fatturati persi, ma anche a livello locale, con l’azzeramento o un forte taglio della tari su tutti”. L’auspicio a questo punto, aggiunge Leone “è che si mettano in campo strumenti seri e concreti che possano garantire la tenuta economica del paese, perché lo spostamento della fiscalità di qualche mese o l’indebitamento a vita non possono essere questi strumenti. È evidente che la cancellazione di tasse e contributi per questo periodo significherebbe azzerare, o quasi, le entrate dello stato e degli enti, ma almeno, in questo modo, lo stato potrebbe rendersi conto di cosa stanno passando i nostri imprenditori”.

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