Smartworking è realtà anche in Italia

Giovanni 24/05/2017 Blog

Lo smartworking arriva anche in Italia

Finalmente anche in Italia sempre più aziende adottano questa modalità di lavoro, la media è di due giorni smart a settimana.

Il nostro paese rimane pur sempre ultimo in Europa sia per il telelavoro (lavoro da casa via computer e internet) sia per lo smart-working (lavoro dappertutto via pc, tablet, cellulare) dopo Grecia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Portogallo. In testa alla classifica invece svettano Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Regno Unito, Lussemburgo e Francia. http://www.repubblica.it/economia/2017/02/15/news/smartworking_l_italia_e_ultima_in_europa-158320000/

I vantaggi del lavoro smart sono innumerevoli e su ogni fronte

Le città vengono alleggerite dall’inquinamento ambientale, per ogni lavoratore che non sia costretto a spostarsi quotidianamente in automobile per raggiungere il proprio luogo di lavoro, le emissioni di CO2 nell’aria diminuiscono di 371kg.

Lo smart worker non deve necessariamente lavorare in casa ma può scoprire altri luoghi in cui accendere il proprio PC e socializzare. Ad esempio può scegliere di lavorare in co-working: sale riunioni di aziende private, aree comunali e persino parchi, ovunque ci sia una buona connessione wi-fi.

Il tempo risparmiato per gli spostamenti in auto o via mezzi pubblici può essere impiegato per dormire più a lungo a vantaggio della salute o per svolgere compiti esterni all’attività lavorativa che solitamente vengono rimandati e relegati al fine settimana.

Il lavoro agile inoltre consente di non dover essere vincolati ad un orario di fisso o alle classiche 8 ore al giorno. Tutto il carico lavorativo del dipendente è ovviamente rivisto in chiave di risultati da ottenere entro un definito lasso di tempo. Lavorando per obbiettivi pertanto, i vincoli orari cessano di avere una loro valenza.

La meritocrazia è una diretta conseguenza di questa modalità lavorativa, monitorando gli obbiettivi e i reali risultati dei singoli dipendenti, essi non sono più indistinti all’interno di un organico aziendale ma diventano individui con una missione ben definita e capaci di dimostrare concretamente la differenza. Favorendo la cultura del merito i lavoratori sono maggiormente responsabilizzati e il senso di aziendalismo che ne deriva è sicuramente più sano ed efficace ai fini della creazione di una squadra che lavora verso un obbiettivo comune più grande.

La presenza in ufficio in orario straordinario non è più lo spauracchio con cui i dipendenti zelanti ostentano la loro dedizione al lavoro, a discapito di chi, terminati i propri compiti, non può esimersi dall’allontanarsi dalla propria postazione senza un instillato senso di colpevolezza e imbarazzo. La vita privata fuori dall’ufficio è finalmente considerata prerogativa imprescindibile per un buon working-life-balance e la principale causa di maggior rendimento sul luogo di lavoro per buona pace dei più attaccati alla scrivania.

Il lavoro agile è ormai realtà per 250 mila lavoratori tra impiegati, quadri e dirigenti. Un dato che negli ultimi 4 anni è cresciuto ben del 40%.

Mentre nelle grandi aziende il 30% ha già adottato questa tipologia di lavoro, purtroppo solo il 5% delle piccole medie imprese risulta sufficientemente strutturato e dotato della tecnologia necessaria per usufruire del nuovo sistema.

 

Ora con il nuovo decreto legislativo approvato in Parlamento abbiamo anche in Italia un’adeguata cornice normativa di riferimento che consente di chiarire le incertezze dei datori di lavoro più titubanti sull’adozione di questa modalità di lavoro.